Secondo l’Oms oltre il 5% della popolazione mondiale, circa 466 milioni di persone, ha una riduzione dell’udito che incide sulla qualità della vita. Le stime indicano che entro il 2050 oltre 900 milioni di persone (ovvero 1 su 10) avranno una perdita uditiva disabilitante. In Italia le persone che soffrono di problemi uditivi sono pari al 12,1% della popolazione. Circa 7 milioni di italiani sono affetti da ipoacusia rilevando una forte differenziazione per classi di età. Per l’ipoacusia si registrano percentuali che non superano il 10% per la fascia di età 13- 45 anni, del 25% della popolazione tra i 61 e gli 80 anni, arrivando fino al 50% tra gli over 80. L’incremento maggiore si riscontra, oltre che nella classe degli ultraottantenni, nella classe d’età di età intermedia (dai 46 ai 60 anni), la più esposta ai rischi di tipo ambientale (+9,8% contro il +7,7%). L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce deficit uditivo l’inabilità a sentire come una persona normo udente.
L’ipoacusia è legata a diversi fattori e agli effetti combinati di tossicità ambientale in termini di rumore e danno metabolico-ossidativo, invecchiamento, malattia ed ereditarietà.
Già nel 1926, a Milano, nascevano le prime figure tecniche, pensate per dare supporto alle persone con problemi uditivi, il cui ruolo ha subito una notevole evoluzione con l’attuale profilo sanitario del Tecnico Audioprotesista.
<<La nostra figura professionale nasce quasi un secolo fa in Lombardia – afferma il Dott. Filippo Fondelli, Presidente Commissione di Albo dei Tecnici Audioprotesisti dell’Ordine TSRM
PSTRP delle province di Firenze, Arezzo , Prato, Pistoia, Lucca e Massa Carrara – in quell’anno un’azienda che importava prodotti sanitari iniziò a trattare degli articoli costruiti in Germania dalla
Siemens Halske A.G.: sono state le prime protesi uditive distribuite in Italia, non molto efficaci, ma a quel tempo l’unica alternativa tecnologica disponibile alla sordità rispetto al cornetto acustico. Le figure pionieristiche dell’audioprotesi erano propagandisti di medicinali e strumenti sanitari e, solo negli anni ‘60, si è cominciato a parlare del “tecnico delle orecchie”. Li avremmo potuti definire come “tecnici-venditori”: più responsabili di un piazzista, più attenti a consigliare la scelta migliore del prodotto tra i diversi modelli presenti sul mercato ed attenti alla personalizzazione della protesi acustica. Il 21 aprile del 1965 nasceva a Milano l’associazione “importatori, fabbricanti e commercianti di apparecchi acustici” con l’intento, dichiarato, di far riconoscere ufficialmente la professione dall’autorità pubblica. Il 03 ottobre dello stesso anno nasceva a Firenze l’A.N.A .(Associazione Nazionale Audioprotesisti). Un’evoluzione continua del settore che ci ha portati, nel 1999, al riconoscimento della professione sanitaria del Tecnico Audioprotesista così come oggi la conosciamo>>.
Il Tecnico Audioprotesista si occupa delle patologie più comunemente trattate come la presbiacusia, ossia l’ipoacusia derivante da quello che è il naturale invecchiamento del sistema uditivo, le forme congenite o sindromiche, il trauma acustico dovuto ad una prolungata esposizione lavorativa ai rumori (come, ad esempio, può accadere nel mestiere del fabbro o del falegname) fino al trattamento terapeutico per i soggetti che soffrono di acufeni.
<<Il livello di competenze ad oggi possedute dal Tecnico Audioprotesista, la tecnologia di cui disponiamo come le nuove piattaforme software per la programmazione protesica personalizzata, i sofisticati sistemi REM (Real Ear Measurement) per le misurazione in vivo e la scansione digitale laser in 3d del condotto uditivo – spiega il Dott. Fondelli – permettono oggi il raggiungimento di risultati audioprotesici insperati fino a qualche anno fa, garantendo ai nostri pazienti livelli di soddisfazione altissimi. Il Tecnico Audioprotesista ha un ruolo determinante nella riabilitazione acustica di un audioleso, in equipe con le altre figure professionali quali l’audiologo, l’audiometrista, il foniatra e il logopedista. Questa collaborazione è determinante in molti casi per il buon esito del percorso di riabilitazione acustica ed è quindi auspicabile che in futuro tale collaborazione possa crescere e rafforzarsi sempre>>.
L’ambito lavorativo di un Tecnico Audioprotesista spazia dalla fornitura, all’adattamento e al controllo dei presidi protesici per la prevenzione, fino alla correzione dei deficit uditivi. Inoltre, su prescrizione medica, opera mediante atti professionali che implicano la piena responsabilità e la conseguente autonomia.
<<Indubbiamente – conclude il Dott. Fondelli – molti pazienti arrivano da noi con una prescrizione medica a seguito di una visita otorinolaringoiatrica o audiologica per iniziare il percorso di adattamento protesico. Capita però sempre più spesso che presso in nostri centri si presentino persone che non si sono mai sottoposte ad un controllo dell’udito, o che non hanno mai effettuato una visita specialistica, frequentemente spinti da media e pubblicità. In quel momento è il Tecnico Audioprotesista a prospettare al cliente la miglior soluzione ad un loro disagio, piuttosto che consigliargli di sottoporsi ad una visita specialistica o per un consulto o per affrontare, dove possibile, il problema con adeguate terapie farmacologiche o audioprotesiche. La nostra figura professionale opera prevalentemente in ambito privato sia come dipendenti di piccoli o grandi gruppi, che come liberi professionisti; esistono invece pochissime realtà, in ambito di sanità pubblica, dove il Tecnico Audioprotesista risulti inquadrato a ruolo >>.
In Toscana esistono centri di eccellenza per il trattamento delle sordità congenite infantili, con equipe capaci di intervenire tempestivamente nell’orientare i pazienti alla protesizzazione acustica e all’intervento chirurgico per impianti cocleari. Una prima diagnosi di sordità può essere già eseguita su neonati di 3 mesi, che deve essere ripetuta a 5°/6° mese e, se la diagnosi viene confermata, si prefigura l’inizio del percorso di protesizzazione e riabilitazione.
Le competenze del Tecnico Audioprotesista sono di fondamentale supporto anche in queste realtà di eccellenza. Essendo un professionista sanitario laureato, il Tecnico Audioprotesista compie l’atto di rilevare l’impronta del condotto uditivo di questi piccoli pazienti con strumenti di alta precisione al fine di personalizzare e realizzare la protesizzazione acustica e garantirne il corretto funzionamento nel tempo. Gli ausili protesici, in taluni casi, possono accompagnare il bambino per il resto della sua vita come nel caso delle applicazioni bimodali (impianto cocleare da un lato e protesi acustica dall’altro). Per il futuro la categoria dei tecnici audioprotesisti si propone di promuovere e ampliare la collaborazione professionale con altre figure sanitarie quali i medici di famiglia, i geriatri e neurologi, in quanto è ormai evidente che il tempestivo adattamento audio protesico migliora la qualità della vita di ogni individuo affetto da sordità e di conseguenza ne migliora il suo stato di benessere generale.
Articolo di: Sara Lavorini